C’è una materia quasi ostentata in queste opere, estranea tuttavia alle memorie informali, perché continuamente condotta sul limite della rarefazione, dell’astrazione, che sempre la materia prepara. Ma quell’astrazione, che Luigi di Tullio costantemente ritrova, è la linea, intesa come luogo geometrico e come anelito spiritualizzante, rappresentato anche dalla scelta monocroma per le sue opere.